S i m o n e , un campione per alunno
Simone Giovarruscio
arrivò al Federico Caffè di Roma alcuni anni fa e , fino ad allora, era stato
sempre promosso senza troppo sforzo; avevano avuto un po’ fretta negli anni
precedenti e gli assicuravano la promozione senza chiedergli troppo.
Dopo altri due lunghissimi anni
trascorsi in questo modo anche al Federico Caffè, Simone incontra Silvia Valentini,una professoressa tenace e caparbia , forse
quanto lui, che insiste con Giuliano e Mara, i suoi genitori, affinché permettano a Simone di avere un diploma come gli
altri compagni; insieme alla Preside (scusate, ma io la chiamo ancora così)
decidono di proporre al consiglio di classe una programmazione didattica della classe con obiettivi minimi,
invece della programmazione differenziata che aveva avuto fino a quel momento.
Due anni e mezzo fa, un’altra Silvia (Varese,
insegnante di scienze motorie) ci racconta, durante un consiglio di classe, le
straordinarie capacità motorie di Simone, che ha avuto una importante emiparesi
praticamente alla nascita , ed in particolare ci invita a vedere come effettua
la battuta quando gioca a pallavolo.
Vado a vederlo.
Resto incantato.
Una forza della natura.
Qualche giorno dopo, parlando con le
due Silvie e con Antonio Pontarelli, un insegnante di
fisica della scuola, ci viene l’idea.
Fargli fare atletica paralimpica.
Chiamo subito Roberto De Benedictis e Giovanni Longo, due amici della Campidoglio
Palatino che subito mi indicano la persona più adatta a lui, Nadia Checchini.
Andiamo a conoscerla, io , Simone e
suo padre Giuliano, durante un allenamento della squadra di lanciatori .
Ricordo che quando vidi che non c’era
nessuna ragazza in squadra , dissi a Giuliano che forse avevo sbagliato a dire
a Simone che c’erano tante ragazze. Ma Giuliano non rispose ; stava osservando
Simone.
Mi disse :”Professò, sta guardando
attentamente come lanciano gli altri e
se Simone guarda vuol dire che è interessato “.
In quel momento pensai alla
semplicità delle parole del papà , che descrivevano molto bene le teorie sul
processo insegnamento-apprendimento nei ragazzi BES e DSA e notai che Nadia era
effettivamente la persona adatta che cercavamo.
Simone lancia pure lui per la prima
volta il peso e Nadia, che ho imparato a conoscere ed ammirare moltissimo mi si
avvicina e fa “Dove l’hai preso questo fenomeno ?”
Un mese e mezzo dopo si laurea campione
italiano del lancio del peso a Grosseto e negli anni successivi si conferma
come uno dei migliori talenti dell’atletica paralimpica.
Ha vinto due
medaglie di argento ai mondiali junior (categoria under 20) in Olanda, dove ha
vestito la maglia della nazionale italiana.
Ha ottenuto tanti altri titoli italiani e
Rete Sole STORIE gli ha dedicato questo bel servizio